LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI

LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI – Apichatpong Weerasethakul, 2010 (107 minuti)
di Daniele Bruni
Trama:
Ormai in fin di vita per insufficienza renale, Boonmee trascorre gli ultimi giorni in campagna assieme alla cognata, il nipote e un operaio che lavora nel suo terreno. Il percorso di avvicinamento al trapasso sarà costellato di strani e metafisici incontri.
Voto:   7 ½  karmico
I consigli dei tizi del videonoleggio:
Decisamente un film non per tutti. Vuoi per il tema, vuoi per la lentezza estrema, vuoi per la distanza culturale e spirituale fra occidente e oriente, mi sento di consigliare questa originalissima opera ai cinefili incalliti e a chi è affascinato dall’oriente. Gli altri potrebbero annoiarsi a morte come non mai.
Considerazioni:
Per un occidentale risulta di difficile fruizione e comprensione. Su questo non ci sono dubbi. Se a ciò aggiungiamo il fatto che il regista non intende minimamente proporre una linea univoca di interpretazione nè tantomeno spiegare la “sua versione dei fatti”, possiamo ben capire quale arduo (ma potenzialmente soddisfacente) compito grava sullo spettatore.
Per quello che ho percepito, provato, sentito (e non capito) io, posso dirvi che il film è una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, in cui il tutto e il niente si fondono in tanti istanti interminabili.
Per noi occidentali, rincoglioniti fin dai primi anni da una dottrina cattolica e una religione materialistica e consumistica, risulta assurdo l’approccio del protagonista alla morte. Per noi morire è la fine della vita, dell’unico gettone che abbiamo avuto per stare sulla terra, dopo di che quelli bravi e credenti vanno in paradiso, gli altri in serie B e gli atei e i cattivoni vanno all’inferno. Avvicinarsi alla morte è un dramma, anzi, IL dramma. Allora perchè lo zio Boonmee è così pacato? Certo, è nervoso, così come siamo nervosi quando dobbiamo affrontare qualcosa di ignoto, ma sia lui sia le persone vicine sono serene e non si scompongono di fronte all’apparizioen di fantasmi e scimmie-umanoidi.
Lo zio è consapevole di cosa significhi vivere. La vita non sono gli anni che passi dentro il tuo corpo da vivo, ma è l’infinito istante in cui sei qualunque cosa su questa terra.
Il prologo suggestivo e apparentemente senza senso, acquisisce tutt’altro sapore alla fine del film. L’animale sfuggito al contadino potrebbe essere proprio lo zio Boonmee. Non ci è dato sapere se quella è una condizione precedente o futura rispetto alla situazione attuale. Oppure addirittura una condizione contemporanea. Lo zio è in tutto. Lo zio è tutto. Lo zio è la principessa sfigurata, è il pesce col quale si accoppia, è il tamarindo e le api che non lo pungono, è una scimmia-umanoide dagli occhi di brace ed è uno di quei pesciolini che trova dentro la grotta nella quale morirà.
Ecco, la grotta: simbolo dell’utero dove va a morire ma soprattutto dove ri-nascerà nuovamente. O meglio, dove trapasserà ad un altro livello di vita.
Mi rendo conto di come tutto ciò sia difficile sia da provare, sia da capire, sia da spiegare. Oltretutto se consideriamo che non ci è stata indicata una via, un sentiero per interpretare la pellicola vincitrice della Palma d’Oro a Cannes nel 2010, la fruizione del film diventa ancor di più un’esperienza prettamente individuale, ma soprattutto intima.
Curiosità:
La pellicola ha vinto la Palma d’oro a Cannes. Presidente della giuria, Tim Burton.
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Una risposta a LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI

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